domenica 10 giugno 2018

Severino e Parmenide



Trascrizione minuti 2.28 - fine

Domanda: .prof. Severino, nei suoi scritti lei ha colto un nesso che legherebbe la dottrina dell'essere all'antica esigenza di trovare un rimedio contro il dolore e contro l'angoscia della morte. Come si articola questo nesso?

Risposta: il problema della vita è innanzitutto la terribilità del dolore.
Allora non dico che l'unico valore della teoria consista nel suo essere semplicemente uno strumento in base al quale, conoscendo come stanno le cose, si fa argine contro il dolore.
Dico che proprio perché la teoria intende essere verità,  e cioè non una teoria qualsiasi ma la teoria assolutamente vera, proprio questo consente di andare incontro al dolore con occhio diverso da quello che gli animi posseggono quando non sanno.
E la nostra morte è profondamente diversa dal modo in cui moriamo quando sappiamo che noi  andiamo nel niente. Questo vuol dire qualche cosa di eccezionale. Cioè che con i Greci gli uomini incominciano a morire, e quindi a nascere, in modo diverso da come gli uomini nascono e muoiono prima dei Greci, prima di saper qualcosa del niente.
Allora i Greci evocano questo significato terribile, radicale, il significato del niente. E lo evocano nella sua contrapposizione infinita all'essere, e cioè lo evocano come l'assoluta negatività che non ha alcunché dell'essere. In questo modo il processo del mondo acquista un carattere estremamente angosciante.
Ecco il Greco, evocatore della minaccia estrema, è insieme il Greco che va alla ricerca del rimedio contro la minaccia estrema.
Parmenide dico, evoca l'estrema minaccia, la contrapposizione infinita dell'essere e del niente, ma insieme evoca il modo singolare di costruire un rimedio contro questa minaccia. Il rimedio è la metafisica e l'ontologia di Parmenide.

Domanda: torrniamo sulla questione dell'essere. Quali sono i segni che ci permettono di riconoscerlo?

Risposta: se l'essere è assolutamente opposto al niente allora la prima conseguenza di Parmenide, il primo dei semata, i segni che convengono all'essere, il primo dei segni è che è immutabile, eterno, incorruttibile e ingenerabile, perché (e anche qui non si limita ad affermarlo, e qui l'attenzione deve diventare massima) se si generasse o si corrompesse esso proverrebbe, esso, ancora meglio, sarebbe stato niente e tornerebbe ad essere niente.
Ma l'essere non è il niente. Dunque è impossibile che sia stato niente, che torni ad essere niente. E questo vuol dire che è impossibile che non sia. E questo vuol dire che è eterno, ingenerabile immutabile.