venerdì 28 febbraio 2014

...attaccatevi al bene

Da anni cerco di familiarizzarmi con quelle idee che, strada facendo, mi sono sembrate le più affini al mio passo, le più utili a sostenere la mia prosecuzione, a conoscere me stessa. Queste idee hanno rappresentato per me l'acquisto di organi cardiaci supplementari che la vita mi offriva oltre a quel cuore datomi alla nascita. Infatti esse scandiscono un ritmo che sovente ha rimesso a regime quello del cuore natale che si era smarrito.
Tra di esse tre: l'idea normativa degli Yogasutra, santosa, cioè la pratica di essere paghi, la postilla tantrica che non il piacere ma l'attacamento ad esso sia la cuasa della sofferenza e quell'idea, sempre orientale, per la quale niente fuorché il presente sia reale, che io chiamo ontologia del presente.
Sto cercando di prendere delle abitudini. A differenza di chi è abitudinario e che ha visto sgretolarsi sotto il macigno dell'abituazione la percezione stessa di ciò che sempre faceva e continua a fare, quando riesco a ripetere per un numero sufficiente di volte qualcosa tanto da poter pensare di cominciare a concepirla come una mia abitudine, sento il tepore di una vaga felicità sorgere all'orizzonte semi-artico del mio umore. Ma non è forse questo indice di attaccamento? Il segno che sia esattamente non quello che faccio ma il fatto di ripeterlo a darmi gioia?

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