lunedì 30 aprile 2018

pelle altrui

L'inconscio che per definizione esclude la coscienza si pone come struttura d'accoglienza di dati giudicati per l'appunto inconsciamente irrilevabili o troppo gravosi da rilevare.

Questo inconscio tramuta la propria pelle in pelle altrui, nella sensibilità di qualcun altro.

Similmente alla morte di Epicuro, questo inconscio c'è quando non ci siamo noi e non inquieta quando c'è ma  quando lo si aspetta.

Pietra fossile della ricettività pulsante, delle passioni nella viva carne, esso ha già rappresentata la morte esautorando atti di morte a venire.

 Ma quella esatta morte di cui non facciamo mai i compiti, né esercizio pratico di rappresentazione o studio quotidiano? di questa natura arcana seppur esistente (o no)?  di questa inesatta morte la negazione della coscienza non è inconscio ma avversione isterica del memento mori, allergia per la danza macabra.

Chi teme di pensare alla morte, morirà comunque, anche senza averci pensato.
E, come vuole Jankelevitch, perderà anche quella occasione per pensare.
Sarà una campana mai rintoccata, una persona che ha vibrato da sola.

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