giovedì 30 novembre 2017

Etica Globale (compendio per gli amici)


Etica Globale nella Pratica Filosofica

Compendio da Michael Noah Weiss, The Socratic Handbook, 2015, pp. 411-18


 Il dialogo è la forma e il metodo di comunicazione fondamentale della Pratica Filosofica. Si differenzia dalla discussione o dal dibattito perché poggia sul preciso atteggiamento etico che troviamo descritto nei sei punti seguenti. 
 
La Pratica Filosofica è una professione sulla scia della maieutica socratica. Essa porta il filosofare attraverso il dialogo dentro le attività quotidiane sia private che sociali, come affari, educazione, politica ecc.
 
La filosofia, in quanto universale umano storicamente rintracciabile in tutte le culture, è ricerca della verità, generazione di saggezza, messa in questione di dogmi, interrogazione della realtà, trascendimento del dato immediato, nascita di idee, sviluppo della conoscenza. 
 
Il dialogo è un processo comunicativo con finalità aperte e senza scopi specifici; si può paragonare a un viaggio di almeno due persone alla scoperta di nuovi reami all’interno dei paesaggi della mente. Indispensabile al dialogo è un atteggiamento etico di comunanza. Ai partecipanti non sono richieste particolari conoscenze, esperienze o abilità.
 
Punto 1: Il principio di umanità
 
-          Ogni essere umano ha la capacità di filosofare, cioè di riflettere, di mettere in questione, di pensare in modo critico, di trascendere il dato per scoprire nuove idee e punti di vista
-          Essendo unico, ogni essere umano ha un modo unico di pensare, di sentire, di avere credenze che gli consente di filosofare, di apprezzare l’unicità e l’interezza del suo essere, di affermare la sua dignità
-          In ottemperanza al principio di umanità il partecipante di una pratica filosofica non è mai un cliente, come in altre professioni, ma unicamente un essere umano in quanto tale
-          Per dare vita e salvaguardia a quegli aspetti che ci rendono umani bisogna accantonare ogni idea preconcetta di umanità 
 
Punto 2: Etica della reciprocità
 
-          L’etica della reciprocità è anche detta Regola d’Oro. Essa recita: “Non fare all’ altro ciò che non vorresti fosse fatto a te” ovvero “Fai all’altro ciò che vorresti fosse fatto a te”
-          Ascoltando l’ingiunzione delfica:“Conosci te stesso!” è possibile sapere davvero, attraverso una riflessione corretta, cosa  voglio e cosa non voglio (ordine del cuore)
-          Ogni essere umano tende a una vita buona relativamente all’idea personale che, attraverso la riflessione, riesce a farsi di valori esistenziali quali l’indipendenza economica, la salute, la famiglia, il partner, gli amici ecc.
-          Questi valori esistenziali volti al conseguimento del proprio benessere possono scontrarsi con i valori etici se causano malessere negli altri (egoismo). Bisogna allora riflettere sull’etica della reciprocità e individuare quei valori esistenziali che, essendo buoni sia per sé sia per gli altri, sono anche valori etici
-          Dunque riflettere è il pre-requisito di ogni etica della reciprocità
 
 Punto 3: Non-violenza e rispetto della vita nella pratica filosofica significano
-          Prendere sul serio, non ridicolizzare, non trascurare, non attaccare le opinioni, i sentimenti, le idee che sono espressi nel dialogo
-          Non usare la conoscenza come potere sull’altro per subordinarlo, manipolarlo, svilirlo, opprimerlo, escluderlo ecc.
-          Aver riguardo per il benessere, l’integrità, la dignità, l’autonomia del partner di dialogo
-          Assumersi la responsabilità della vita analizzando bene cosa richiedano le circostanze, gli altri e se stessi. Per non disperdersi rispetto a ciò che è essenziale può essere utile prendere in considerazione interrogativi quali: Chi sono? La vita ha un senso superiore? Da dove vengo? Dove vado? Come mi relaziono agli altri? Cosa significa per me una vita buona? Cosa la rende degna di essere vissuta?
-          Aiutare gli altri ad esprimersi affinché siano all’altezza dell’unicità delle proprie potenzialità mentali, emotive e spirituali
-          Obbligo alla confidenzialità e riservatezza salve in caso di minaccia alla vita
 
Punto 4:  Solidarietà e lealtà
-          Il dialogo è una Comunità di Ricerca che si basa sulla condivisione solidale e sulla equità in senso etico, non sulla uguaglianza delle competenze
-          Un dialogo è leale se non offende nessuno, se non degrada i partecipanti sul piano di una mera opinione e lascia a tutti uguale spazio di espressione
Punto 5: Franchezza e tolleranza
-          La franchezza rende il dialogo autentico e l’autenticità crea fiducia; la fiducia e uno spazio sicuro consentono ai  partecipanti di aprirsi, di esprimersi liberamente, di scoprire i propri pensieri, sentimenti e convinzioni più vere 
-          La franchezza è essere veri con se stessi 
-          Franchezza è anche stare dentro i limiti delle competenze e demandare ai rispettivi esperti le questioni che esorbitano dalla portata di un dialogo filosofico
-          Il dialogo presuppone la tolleranza che permette di abbracciare una medesima questione da prospettive diverse
 
Punto 6: Stima reciproca e alleanza
-          Stima reciproca e alleanza sorreggono lo studio in comune che avviene nel dialogo; diversamente da un colloquio terapeutico, nella pratica filosofica non c’è gerarchia di conoscenze
-          Stima reciproca e alleanza sono i pre-requisiti essenziali del dialogo perché i partecipanti fanno affidamento sulle opinioni e prospettive dei loro partner per il risveglio della consapevolezza personale ed etica
-          La stima di sé come dignità personale e non come autostima egoistica risiede nella stima reciproca, nel riconoscimento della propria unicità attraverso quella altrui

 
 

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