Spunti di un dialogo favoloso attorno al libro Donne che corrono coi lupi (Pinkola Estés)
Capitolo 4: Il compagno: l'unione con l'altro
1. Quali sono i tratti che ti fanno riconoscere il tuo compagno come un tuo pari?
2. C'è una parte di te che non vuole che il tuo compagno sia un tuo pari?
3. La tua natura gemella può riuscire ad integrare la parte visibile con quella invisibile ma può anche tradirsi attraverso tale doppiezza. Ti vengono in mente situazioni della tua vita che esprimano un caso, l'altro o entrambi?
4. Leggiamo la storia a p. 122: l'unione fa la forza. Racconta in che caso tu senti che è vero.
5. La pretesa che una delle due gemelle della tua natura selvaggia non esista spesso resta nell'ombra della coscienza e subdolamente ci consegna al primo Barbablù di passaggio che vuole addomesticarci. In quali modi possiamo cercare di scorgerla in tempo?
6. All'interno di questo circuito favoloso di confidenzialità e discrezione assolute elenchiamo per iscritto quelle 5/10 parole che da sempre hanno avuto un qualche fascino per noi. Poi facciamo scorrere il nostro foglio di due posti. A turno ognuna leggerà all'amica il suo elenco dicendo: "Che tu, ..., sia benedetta in nome del...(i nomi elencati)!"
7. Breve raccoglimento.
8. Il nome canalizza quanto in noi c'è di fluido, è il maschile che stabilizza il femminile. Questa coppia mistica su cui si regge la nostra integrità personale non è però garantita una volta per tutte ma richiede quel "lavoro canino" che:
- muta l'arcigno in una persona sorridente
- reintegra l'istinto nella razionalità eccessiva
- sa seguire le tracce
- ama a lungo, con tutto il suo cuore
- perdona facilmente
- può correre a lungo
- può lottare e morire se necessario
- ha capacità medianiche di percezione profonda
Racconta qualche episodio in cui una di queste attitudini canine hanno risolto qualche brutta tensione.
9. Mantenere la concentrazione su questo lavoro psichico primario è più difficile che dargli inizio, come l'eccitazione sessuale: leggiamo a proposito le pp. 127-128. A quali esempi di durata del crescendo presi da qualsiasi ambito della vita e della conoscenza possiamo ispirarci?
10. Il nome trovato può essere perso attraverso la dimenticanza dovuta a una impercettibile distrazione progressiva. Spesso accade che il consolidamento della priorità debba passare attraverso un accidente esterno, attraverso un caso del tutto estraneo che, interrompendo bruscamente il nostro percorso, ce lo restituisca rinnovato di senso. Qualcuna vuole raccontare di essere passata per una esperienza di rottura simile?
11. Le distrazioni possono essere dominate ma attraverso tale controllo arrivano a farci scoppiare. Oppure, esse possono cessare di dominarci perché la concentrazione è diventata poco a poco più seducente della distrazione. Puoi attingere qualche esempio di questo delicato fenomeno dalla tua vita? Puoi raccontare di attaccamenti che sono svaniti proprio quando hai rinunciato a dominarli?
12. Il governo delle distrazioni è assicurato dal ricorso al giusto nome che, come abbiamo detto, non è quello che vieta qualcosa ma è quello che, chiamando ciò che vuole, lo fa confluire verso di sé. Eppure, non appena anteponiamo i successi alla gioia di farli succedere, all'eros della ricerca, torniamo ad essere le Barbablù di noi stesse. Se non è dunque il numero dei successi che misura la nostra fierezza, di quali gesti quotidiani si nutre la nostra dignità personale o stima di sé?
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