E ancora mi drogo di silenzio. Mastico l’acqua corrente del sentire
che scende.
Attingo. Affondo.
Tolgo blocchi di successioni dolorose
Dalla grande muraglia opposta all'avanzata ciclopica della coscienza
Sollevo singoli mattoni - ho fiducia di incorrere nel pezzo decisivo
Spero nell'effetto domino. Ma non ho troppa fretta.
Attingo. Affondo.
Tolgo blocchi di successioni dolorose
Dalla grande muraglia opposta all'avanzata ciclopica della coscienza
Sollevo singoli mattoni - ho fiducia di incorrere nel pezzo decisivo
Spero nell'effetto domino. Ma non ho troppa fretta.
Troppe volte il vento è passato e non siamo riusciti a spiegare, a sguainare le vele in tempo.
Mi chiami?
Mi ami?
No, sta fermo. E' troppo presto. E' troppo tardi.
Mi ami?
No, sta fermo. E' troppo presto. E' troppo tardi.
Bevo aridamente le scaglie di smalto sfogliate dalla pietra che avevo provato a macinare coi denti ma che i denti mi ha macinato.
Il male. Non riesci a distrarti un attimo mentre le sue spire ti soffocano l'anima.
Il bene ti droga l'attenzione di avidità e subito perdi i sensi.
Ma così la storia non cambia.
Studia il bene, migliora lo studio, estendilo e mangia senza appetito il pasto insipido del male.
Insieme studiamo, soli soffriamo.
L'avaro soffre.
Dilaniato da una memoria che non tiene.
Impercettibilmente, si svita dal consimile.
D'un tratto, poi lo oblia.
Sente un male insopportabile.
Perché di sopportazione è avido.
Perché l'altro pesa troppo poco su di lui, sulle sue membra. Non lo rimembra.
La voracità appesantita dal dolore gli ottunde la percezione.
Una landa sconfinata la soglia dell'io sofferente. Invalicabile.
Il fiore avvolto dalla piuma dell'ombra di una nuvola passante ne rileva il peso e intensifica i suoi colori per riconoscenza.
Ma l'essere umano che soffre non ne è capace. Ricordagli di vivere!
Il male. Non riesci a distrarti un attimo mentre le sue spire ti soffocano l'anima.
Il bene ti droga l'attenzione di avidità e subito perdi i sensi.
Ma così la storia non cambia.
Studia il bene, migliora lo studio, estendilo e mangia senza appetito il pasto insipido del male.
Insieme studiamo, soli soffriamo.
L'avaro soffre.
Dilaniato da una memoria che non tiene.
Impercettibilmente, si svita dal consimile.
D'un tratto, poi lo oblia.
Sente un male insopportabile.
Perché di sopportazione è avido.
Perché l'altro pesa troppo poco su di lui, sulle sue membra. Non lo rimembra.
La voracità appesantita dal dolore gli ottunde la percezione.
Una landa sconfinata la soglia dell'io sofferente. Invalicabile.
Il fiore avvolto dalla piuma dell'ombra di una nuvola passante ne rileva il peso e intensifica i suoi colori per riconoscenza.
Ma l'essere umano che soffre non ne è capace. Ricordagli di vivere!
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