- comunità e società
- democrazia partecipativa - critica alla selezione dei beni
- gruppi portatori di differenze altrimenti invisibili
- passaggio da norme internazionali (diritto degli stati) a norme cosmopolitiche (diritto degli individui) (nota che c'è maggior contatto tra il tutto e la parte singola piuttosto che tra il tutto e un raggruppamento di parti. Così l'idea di Young di arrivare alla visibilità politica degli oppressi realizzando l'equità sociale attraverso la rappresentanza corporativa contrasta teoricamente l'idea di Benhabib per cui l'apertura del gruppo nazionale grazie alla genesi di norme cosmopolitiche, l'iniezione in casa propria di questioni umanitarie extranazionali, impone la buona pratica del confronto con l'altro, in una iteratività di variazioni e integrazioni legislative che, come fosse un esercizio spirituale di democrazia, prepara il miglioramento della vita democratica stessa, l'accrescimento della sua plasmabilità ai principi e interessi altrui che la orienta in senso egualitario.
- le dottrine liberali ritengono che alla base della moralità ci siano regole cui ogni persona in certe condizioni ideali darebbe il consenso (qui si può notare che più che ideali tali condizioni del consenso sono trascendentali, o relativa all'universale soggettivo kantiano)
- il liberalismo ritiene che i principi di giustizia non presuppongano concezioni particolari del bene cioè che la categoria del giusto sia prioritaria e indipendente rispetto al bene
- i neocomunitari criticano il liberalismo perché:
2. la sua idea di neutralità può dar luogo a visioni opposte e incompatibili (p.es. egualitarismo moderato come Rawls e individualismo proprietario duro alla Nozick)
3. pone una separazione illusoria tra giustizia e visioni del bene, tra giudizio legale sull'ammissibilità di qualcosa e presa di posizione, giudizio morale sulla cosa stessa (come rileva A. Ferrara
1.
- liberalismo comunitarismo
- universalismo democrazia
forma materia
- giudizio legale giudizio morale
è giusto è buono
valido sintatticamente valido semanticamente
inizio - arché prosecuzione, svolgimento - prattein
unicità iteratività
senza contesto contestuale
2.
- dalla notazione di salvatore natoli, 1196
gli antichi non avrebbero mai chiamato il bene un valore perché il bene coincide con l'essere
ens et bonum convertuntur
Così il bene non è valutabile ma va semplicemente compiuto.
Per noi moderni è il soggetto che valuta questo o quel bene, che pensa al bene (all'essere) in termini di valore e già ciò è motivo di crisi. (Abbiamo la convinzione di poter scegliere quell'essere che è invece ciò senza il quale non potremmo essere. vedi sotto.)
3.
metodo elenchico:
« I principi innati nella ragione si dimostrano verissimi: al punto che non è neppure possibile pensare che siano falsi. »
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(Tommaso d'Aquino in Contra Gentiles I, c.7 n.2)
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